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LA DONNA VOLUBILE 371

Pantalone. Orsù, a monte sti discorsi. Andè a lavorar. Fè su le vostre camise, le vostre traverse1: parecchieve anca vu la vostra dota.

Diana. Oh, la mia dote è un pezzo ch’è fatta.

Pantalone. Chi ve l’ha fatta?

Diana. Mia madre.

Pantalone. Vostra mare v’ha lassà della roba e dell’intrada, e mi ve darò siemille ducati.

Diana. Seimila ducati? Quanti soldi fanno?

Pantalone. Ti staressi fresca, se ti volessi contar siemille ducati in tanti soldi. Sastu che i fa più de settecento mille soldi?

Diana. Già io non so contar altro che sino al venti.

Pantalone. Brava, ti xe una putta de garbo. Co ti averà da governar una casa, ti farà una bella figura.

Diana. Io governar la casa? Ci sono le cameriere.

Pantalone. Oh, no digo in sta casa.

Diana. Che! Mi volete mettere a servire?

Pantalone. Ve vôi metter a servir un mario.

Diana. Se avessi un marito, vorrei ch’egli servisse me.

Pantalone. Come mo vorressi ch’el ve servisse?

Diana. Vorrei che mi scaldasse i piedi.

Pantalone. Che el ve scaldasse i piè, e non altro?

Diana. I piedi e le mani. Che cosa si fa dei mariti? Servono per iscaldarsi.

Pantalone. Mi no so cossa ti intendi de dir. Sastu cossa che xe marìo?

Diana. Oh, se lo so. È quella cassetta che serve per scaldare le donne, quando hanno freddo.

Pantalone. Al scaldapiè ti ghe disi marìo?

Diana. Qui tutti dicono così.

Pantalone. (Mo la xe un poco troppo semplice). (da sè) Mi mo, vedistu, te voggio dar un’altra sorte de marìo.

Diana. Io lo prenderò come me lo darete.

  1. Grembiali: v. Boerio cit.