Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, VI.djvu/398

Da Wikisource.
386 ATTO PRIMO

Lelio, Ci sono andato... qualche volta... perchè so che ella è vostra amica. Sono andato per trattar con lei, acciò vi parlasse.

Rosaura. Sì, sì, so tutto. Vi siete provato a far all’amore con Eleonora, ed ella non ha voluto, perchè è una donna prudente; per altro, se ella vi avesse abbadato, voi mi avreste piantata.

Lelio. (La cosa è tutta al contrario; ma non voglio dirlo, per non fare una mal’azione). (da sè)

Rosaura. Non rispondete, eh? Vi confondete, eh?

Lelio. Signora, io non mi confondo. Vi dico che son fedele a voi, che a voi voglio bene: se lo credete, sarò contento, se poi non lo volete credere, mi converrà aver pazienza, e vi lascierò in libertà di amare chi volete.

Rosaura. Sentite... Io vi voglio bene e vi credo; ma se mi dicono certe cose, non posso fare a meno di non dubitare.

Lelio. Non bisogna creder tutto. Chi riporta, meriterebbe gli fosse strappata la lingua; mentre queste graziose persone, che parlano nell’orecchio, sono la rovina delle famiglie. Anche a me è stato detto che guardate di buon occhio il signor Florindo, ma io non lo credo.

Rosaura. Non avete nemmeno a crededo. Florindo amoreggia colla signora Beatrice.

Lelio. Mi è stato detto che vostro padre voleva maritarvi con un forestiere.

Rosaura. È vero, ma io non lo voglio.

Lelio. Dunque concludiamo: mi volete bene o non mi volete bene?

Rosaura. Sì, vi voglio bene.

Lelio. Mi credete o non mi credete?

Rosaura. Vi credo. Parmi sentir mio padre.

Lelio. Abbiamo fatto la pace?

Rosaura. Sì, sì, abbiamo fatta la pace. Ritiratevi, che non vi veda. (Lelio parte)