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LA DONNA VOLUBILE 413

Pantalone. Oh, se me la posso destrigar! Ma via, no perdemo tempo, fè quel che v’ho dito.

Brighella. La servo subito. (parte)

SCENA VIII.

Pantalone, poi Florindo.

Pantalone. Se resto solo, se me libero da sti do intrighi, me vôi maridar anca mi.

Florindo. Servitor umilissimo, signor Pantalone.

Pantalone. Patron mio reverito. Cossa comandela?

Florindo. Desidero saper da lei una verità. Mio padre m’ha detto aver parlato colla signora Rosaura; e che ella non solo è disposta a danni la mano, ma lo ha pregato a sollecitare le nostre nozze. Desidero sapere da vossignoria come vada questa faccenda.

Pantalone. Fio mio, ve posso assicurar che la cossa xe tutta al contrario. Rosaura xe impegnada co sior Lelio. La lo vol a tutti i patti. Per contentarla, ho dito de sì. Col sior Lelio s’ha stabilio, e a momenti l’aspetto per concluder sto matrimonio.

Florindo. Posso dunque dispor di me, senza riguardo alla parola che prima era corsa?

Pantalone. Quella parola no tien. Xe tutto a monte.

Florindo. Signor Pantalone, servitor umilissimo.

Pantalone. Compatime, mi no ghe n’ho colpa.

Florindo. Oh, non mi preme. Bastami essere in libertà, e vi ringrazio d’avermi assicurato. (Dica ciò che vuole mio padre, Beatrice sarà mia sposa). (da sè, parte)

SCENA IX.

Pantalone, poi Rosaura.

Pantalone. E pur quanto l’averia fatto meggio a tor Florindo, piuttosto che Lelio; ma le donne le la vol a so modo, e mi per destrigarmela de casa, procuro de contentarla.

Rosaura. Ebbene, signor padre, siete rimasti d’accordo col signor Florindo?