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LA DAMA PRUDENTE 37

SCENA XI.

Don Roberto e dette, poi il Cameriere.

Roberto. M’inchino a queste dame.

Rodegonda. Serva, don Roberto.

Roberto. Mia moglie non è1 arrivata?

Rodegonda. Non l’abbiamo ancora veduta.

Roberto. (Tarda molto a venire). (da sè)

Rodegonda. Don Roberto, questa dama mia amica onorerà la mia casa per qualche tempo2, ed ho piacere di farla conoscere a donna Eularia.

Roberto. Effetto della vostra bontà. (E non viene ancora!) (da sè) Si farà gloria mia moglie di servir questa dama. (Ma diavolo, cosa fa che non viene?) (da sè)

Emilia. Donna Rodegonda mi vuol onorare col procurarmi l’avvantaggio di rassegnare alla vostra dama la mia servitù.

Roberto. Anzi la padronanza.... (Bisogna dire ch’ella abbia fatto fare un gran giro alla carrozza). (da sè)

Rodegonda. Che avete, don Roberto?

Roberto. Mia moglie dovrebbe essere arrivata.3

Rodegonda. Perchè non siete venuto in compagnia con donna Eularia?

Roberto. Io colla moglie non vado mai.

Rodegonda. Non siete geloso?

Roberto. Non patisco di questo male.

Emilia. Se foste nel mio paese, lo patireste anche voi, signore.

Roberto. Che! sono gelosi gli uomini al vostro paese?

Emilia. E come! Sono insoffribili.

Roberto. Qui la gelosia non si usa. Conviene uniformarsi al paese.

Rodegonda. È sola donna Eularia? (a Roberto)

Roberto. No, è in carrozza col marchese Emesto e col conte Astolfo.

Emilia. Con due cavalieri in carrozza?

  1. Zatta: Mia moglie è ecc.
  2. Paper.: parecchi giorni.
  3. Paper. aggiunge: «(A pranzo vuò che mi senta. Le insegnerò io a far la conversazione in carrozza), da sè».