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I PETTEGOLEZZI DELLE DONNE 463


suo modello! In quasi tutte le converscizioni vi è la persona ridicola, e noi altre donne siamo contentissime, quando abbiamo qualcheduno da burlare.

SCENA IV.

Arlecchino e detta.

Arlecchino. O de casa! Chi è? Se pol entrar? La resti servida. Grazie. Servitor umilissimo.

Eleonora. Bravo, mi piace. Cosa volete?

Arlecchino. Gnente affatto.

Eleonora. Perchè dunque siete venuto qui?

Arlecchino. Perchè i me gh’ha mandado.

Eleonora. E chi vi ha mandato?

Arlecchino. El me patron.

Eleonora. E il vostro padrone chi è?

Arlecchino. Oh bella! Gnanca ela no la cognosse el me padron?

Eleonora. Può essere ch’io lo conosca.

Arlecchino. Ben, co la lo vederà, la lo cognosserà.

Eleonora. Dove l’averò da vedere?

Arlecchino. Dove che la comanda.

Eleonora. A me non importa di vederlo.

Arlecchino. Gnanca a mi.

Eleonora. E lui cosa vuole da me?

Arlecchino. Cossa vólela che sappia mi?

Eleonora. Chi è il vostro padrone?

Arlecchino. Lo cognossela o no lo cognossela?

Eleonora. Come ha nome?

Arlecchino. Mo nol m’ha miga dito che ghe diga el so nome.

Eleonora. Cosa vi ha detto?

Arlecchino. Che el vol vegnir a reverirla.

Eleonora. Ditemi dunque il suo nome.

Arlecchino. Oh, la me perdona! Mi no digo i fatti del me padron.

Eleonora. È qualche bandito?