Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, VI.djvu/508

Da Wikisource.
496 ATTO TERZO

Toni. Disè, fia mia, perchè aveu dà in sta desperazion?

Checca. Perchè Beppo me vuol lassar.

Toni. Per cossa ve vorlo lassar?

Checca. Per causa de mio pare.

Toni. Velo qua vostro pare.

Checca, Oh Dio! Quel dai bagiggi?

Musa. Mi no stara; mi no stara.

Salamina. No, cara figlia, vostro padre son io. Io sono Ottavio Aretusi, quello che a voi diede la vita, quello che ora teneramente vi stringe.

Checca. Oimè! Beppo, dov’estu Beppo? Anema mia, dov’estu? Oh Dio! Muoro dalla consolazion.

Toni. Adesso, adesso l’anderò a trovar mi.

Salamina. Via, rasserenatevi. Mi è noto il vostro amore, e son contento che vi sposiate col vostro caro.

Checca. Mo dove xelo sto Beppo? Mo dove xelo?

Salamina. La nascita nostra è assai civile; ma essendo io stato schiavo per tanti anni, ora sono in ristrette fortune. La mia consolazione è veder voi, mia unica figlia, e vedervi sposa di chi tanto amate.

Checca. Creature, cerchè Beppo, per carità.

Salamina. Beppo è di voi disgustato.

Checca. Mo per cossa?

Salamina. Perchè ha saputo essere voi nell’osteria con quel signor forestiere, e non sapeva il perchè.

Checca. Oh diavolo maledetto! Per causa vostra. (a Lelio)

Lelio. Io vi ho fatto del bene.

Checca. Sì ben, xe vero, el cielo ve ne renda merito.

SCENA XX.

Beppo, condotto da Pantalone, Toni e detti.

Pantalone. Velo qua, velo qua.

Toni. El vien, el vien.

Checca. Ah Beppo, anema mia!