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tezza del dialogo si siano imposte fino d’allora per modo da produrre un entusiasmo de’ più clamorosi e convinti; onde il popolo portò l’autore in trionfo al Ridotto (Mem. 1. cit.), festeggiando, come ben s’appone Giuseppe Ortolani «non solamente l’autore delle sedici commedie, ma l’interprete dei suoi affetti, il figlio sincero di Venezia e del settecento» (Della vita e dell’arte dì C. G. Venezia, 1907, pag. 65). L’unico a stupirsi di sì gran strepito si direbbe fosse stato il medesimo Goldoni, a giudicarne da quanto ne scrive nelle Memorie (II, XI) e dalla sestina dedicata appunto ai Pettegolezzi nel noto Complimento recitato da madama Medebach la sera del 23 febbr. 1751 (cfr. anche la lettera di C. G. all’Arconati Visconti, in Spinelli, Fogli sparsi, pag. 1) e che suona così:

«Semo qua ai Pettegolezzi.
Come xela? Gh’ala piazzo?
Xela stada senza vezzi?
Ghe xe sta gnente de chiasso?
La xe breve e no se pol
Presto far quel che se vol».

Elencare tutte le recite della popolare commedia, è impresa non agevole; quando bene n’abbia rammentata una a Modena nel 1754 (Miscell. modenese a C. G., pag. 235), altre a Venezia 5 sett. 1800 al S. Giov. Grisostomo dalla comp. Battaglia (v. Giorn. dei Teatri di Venezia); al S. Benedetto, 3-8 settembre 1820 (v. Bibl. Teatr. Ven. Gnoato), una all’Arena Gallo il 18 dello stesso mese (ibid.), una agli 8 marzo 1822 al S. Luca (Gazz. priv. di Venezia), altre il 6 sett. 1823 e il 22 febbr. 1824 sempre al S. Luca dalla comp. Morelli tutte e due le volte (ibid.); finalmente a Torino nel 1827 dalla comp. Romagnoli e Bon al teatro Re; si deve concludere essersene date poche in proporzione al valore della commedia stessa.

Non va però sottaciuto che dobbiamo essere grati a Francesco Riccoboni per i suoi Caquets, riduzione dei Pettegolezzi (i due primi atti veramente si debbono alla moglie: cfr. Freron. L’Année littéraire. Tomo VI, Amsterdam, pag. 256; Petitot Oeuvres completes de M.me Riccoboni, Paris, Foucault, 1878; e Kroitsch Mad.me Riccoboni. Leben und Werke, Glachau, 1898, pag. 49); dico i Caquets che a quanto scrive lo stesso Goldoni, si rappresentarono per ben 18 volte di seguito con grandissimo profitto... del traduttore (v. lettera di C. G. a G. Comet in Lett. Ed. Masi, pag. 14; e che «ripresi nel 1802 vennero accolti di nuovo con molto favore, e sembrarono a torto cosa originale; a lui anzi come tale li attribuiscono ancora» (Mazzoni, Mem. Ed. Berbera, Nota a pag. 463). Ripeto grati, perchè è al clamore suscitato da questi Caquets che dobbiamo una riduzione tedesca in un atto di C. F. Weisse, intitolata Weibergeklatsche oder Ein qui pro quo (Lepzig. 1769); altra riduzione tedesca di Fridrich Wilh. Gotter (Die Basen; Ein Lustspiel in drei Akten. Gràtz, 1796). Inoltre, un’imitazione svedese (Kusinema, eller Fruntimmers-Squallret. Lustspel i Tre Akter, af Herr Carl Envallsson, Stockolm, 1807). E non basta ancora; altra riduzione dei Pettegolezzi dobbiamo registrare de’ tempi nostri, nella quale la scena è trasportata a Firenze, di Napoleone Gori col titolo: Le Ciane e le signore ovvero I Pettegolezzi della Càtera e della Cleofe con Stenterello, in 3 atti (Firenze, Ducci 1871).