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LA DAMA PRUDENTE 43

SCENA XIII.

Cameriere colla cioccolata, e detti.

Marchese. Signora donna Emilia, a Castelbuono si usa la cioccolata?

Emilia. L’usano quelle persone che la conoscono.

Marchese. Ma tutti non la conosceranno.

Emilia. Anzi pochissimi.

Marchese. Oh che bella cosa è un castello! Che deliziosissima cosa per una dama di spirito, come la nostra carissima donna Eularia.

Emilia. Tutto sta nell’avvezzarsi.

Eularia. Io mi avezzerei facilmente.

Rodegonda. Certamente donna Eularia è una dama che ama piuttosto la solitudine.

Conte. Anzi le piace la compagnia, quando è di suo genio.

Marchese. Voi non la conoscete questa furbetta.

Conte. Il Marchese la conosce perfettamente.

Marchese. E il Conte non corbella.

Eularia. Orsù, finiamola. Vi siete accordati tutti e due a parlar molto male. Che confidenza avete meco, che possiate parlare con tanta libertà? Per essere alla presenza di una dama forestiera, che non mi conosce, pretendete dare ad intendere che avete qualche predominio sopra il mio spirito e sopra il mio cuore? Donna Emilia, assicuratevi che questi due cavalieri sono amici più di mio marito che miei; che li tratto con tutta l’indifferenza; e che oggi è la prima volta che li sento parlar pazzamente, e sarà l’ultima ancora. Sì, sarà l’ultima, ve lo prometto.

Conte. Sono mortificato. Io non so d’avervi fatta sì grande offesa.

Marchese. Cara donna Eularia, vi domando perdono. Compatite uno scherzo, una bizzarria. Deh, donna Rodegonda, impetratemi voi il perdono da questa dama.

Rodegonda. Via, donna Eularia, non vi alterate per così poco.

Eularia. Io non mi altero1.

  1. Pap. aggiunge: per queste piccole cose.