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LA DAMA PRUDENTE 51


che voi non sapete le convenienze, o che io sono diventato geloso.

Eularia. L’amicizia che egli ha con voi, non l’ha con me. Se lo rifiuto io, il torto non lo riceve da voi. Di me lasciate che egli giudichi come vuole.

Roberto. No, donna Eularia, non voglio che ne io, ne voi facciamo una cattiva figura. Vediamo che regalo è. Fa che passi il servitore. (il paggio parte)

Eularia. (Se sapesse tutto, non accetterebbe i regali). (da sè)

Roberto. (Io assolutamente non mi voglio render ridicolo). (da sè)

SCENA III.

Un Servitore, il Paggio e detti.

Servitore. Faccio riverenza a V. S. illustrissima. Il mio padrone si fa servitore umilissimo all’illustrissima signora donna Eularia, e dice che scusi, se si prende l’ardire di mandarle queste poche pere del suo giardino.

Roberto. (Via, via. È un regalo che costa poco). (da sè)

Eularia. Dite al vostro padrone, che don Roberto ed io lo ringraziamo infinitamente, e lo preghiamo a ricevere in contracambio quattro tartufi di Roma. Ehi! Leva le pere da quel bacile, e ponivi sopra quelle dieci libbre di tartufi che sono nella dispensa. (al paggio) Don Roberto, siete contento?

Roberto. Sì, fate voi.

Eularia. Quel giovane, tenete. (dà la mancia al servitore)

Servitore. Grazie a V. S. illustrissima.1 (parte)

Roberto. (Gli manda i tartufi! Non vorrei che vi fosse qualche mistero). (da sè)

Eularia. Così non abbiamo obbligazione veruna, e vedendo il

  1. Segue nell’ed. Pap.: «Pagg. Signora, comanda che vada io a portare i tartufi al signor Marchese? Eul. Perchè volete andar voi? Pagg. Perchè.. Non so se mi capisce. Eul. Come sarebbe a dire? Pagg. Ella ha dato la mancia al servitore del signor Marchese. Eul. Via, impertinente, consegnateli e abbiate giudizio. Pagg. Sì, sì. averò giudizio. Una libbra di tartufi e quattro pere mi serviranno per mancia, parte. Rob. (Gli manda ecc.)».