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LA DAMA PRUDENTE 71

Rodegonda. Orsù, finiamola. Giuocheremo donna Emilia, don Roberto ed io; e quei due cavalieri giuocheranno con donna Eularia.

Roberto. (Maledetta costei! Poteva dispor peggio?) (da sè)

Eularia. Cara amica, servitevi voi, ecco il posto di mio marito. (si alza) Non ho volontà di giuocare. Spero che quei cavalieri mi dispenseranno, e si divertiranno senza di me.

Roberto. Se vogliono, possono giuocare a picchetto.

Rodegonda. Eh via, donna Eularia, non guastate voi la conversazione. Se non giuocate, quei due cavalieri or ora se ne vanno, e noi restiamo qui soli.

Eularia. Spero che non partiranno; ma se rimanesse un tavolino solo per giuocare, non basta?

Rodegonda. Oh, a me non basta; se non ho da chiacchierare con degli altri tavolini, mi par d’esser morta.

Roberto. (Sì, usano così. Una conversazione pare un mercato). (da sè) Via, Conte, Marchese, invitate questa dama. Non fate che resti oziosa.

Marchese. Tocca a lei, signor Conte.

Conte. Se tocca a me, io la supplicherò che si degni di lasciarsi servire.

Eularia. Caro marito, pregate voi questi cavalieri che mi dispensino.1

Roberto. Come c’entro io, se volete giuocare o non volete giuocare? Sono io un uomo che non vi lascia vivere a modo vostro? Che vi impedisca2 giuocare? Sono io un qualche pazzo3? Oh bene, giacche vi siete rivolta a me, vi dico espressamente che accettiate l’invito di que’ due cavalieri, e non facciate ridere la conversazione.

Eularia. Meno parole servivano per farmi fare tutto quel che volete. In verità mi duole il capo, non ho volontà di giuocare;

  1. Segue nell’ed. Pap.: «Rodeg. Oh bella! Vi raccomandate al marito in una cosa di questa sorta? Pare che abbiate un marito geloso. Rob. Dice bene, donna Rodegonda, come c’entro io ecc.».
  2. Segue in Pap.: il trattare, il conversare, il giocare? ecc.
  3. Pap. aggiunge: geloso.