Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1909, VI.djvu/92

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82 ATTO TERZO

Servitore. Farò tutto quello che ella comanda.

Eularia. Hai da aver nulla di salario?

Servitore. Illustrissima no, anzi sono pagato per tutto il mese.

Eularia. Non importa. Tieni questo zecchino e va, che ’l cielo ti benedica.

Servitore. Grazie alla bontà di V. S. illustrissima. Per dirle il vero, vado volentieri a veder il mio paese.

Eularia. Ho piacere. Anselmo vi farà il benservito.

Servitore. Anderò a riverire il padrone.

Eularia. Non importa; glielo dirò io.

Servitore. (Se non importa, ho piacere. A parlar con lui ho avuto sempre soggezione). (da sè)

Eularia. Ecco il paggio; andate, preparate la vostra roba.

Servitore. Illustrissima, perdoni...

Eularia. Via, via. Il cielo vi dia del bene.

Servitore. Bacio la mano a V. S. illustrissima. (parte)

Eularia. Volesse il cielo che se ne andassero, prima che si levasse don Roberto dal letto.

Paggio. (Viene mortificato, senza parlare.)

Eularia. Venite qui.

Paggio. (Si accosta con paura.)

Eularia. Avete1 paura?

Paggio. Mi dà degli schiaffi!

Eularia. Ditemi, volete andare da vostro padre?

Paggio. Signora sì.

Eularia. Anderete volentieri al vostro paese?

Paggio. Signora sì.

Eularia. Non v’importa lasciar questa casa?

Paggio. Signora no.

Eularia. Non v’importa andar via da me?

Paggio. Signora no.

Eularia. Siete in collera, perchè vi ho dato uno schiaffo?

Paggio. (Piange e non risponde).

  1. Pap.: Che avete.