Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/26

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mi si oppose, stampandola, di ritrovar due persone di abilità che in tal linguaggio favellino, e perchè è inconveniente cosa che il Padre ed il Figlio, in questa tale Commedia, non parlino col linguaggio medesimo, perciò li ho trasportati in Toscano, onde più facilmente possa essere da qualunque Compagnia recitata; e siccome in essa della Mercatura trattasi principalmente, e sono di tal professione i personaggi in essa più interessati, quindi è che le ho dato per titolo: I Mercatanti.

Pancrazio ci rappresenta un Mercante onorato, di buona fama e d’illibata coscienza, il quale anche in mezzo alle calamità ed ai pericoli, teme di commettere un’azione indegna, approfittando dell’altrui buona fede col pericolo di dover fallire. Questo carattere meriterebbe esser distinto in tele e scolpito in marmi, per regola e buon esempio di chi non ha la fortuna di ben conoscerlo.

Non ebbe però codesto buon uomo tutta la prudenza che basta per sapersi reggere e governare. Innamorato un po’ troppo di un unico suo figliuolo, si è rovinato per sostenerlo; quindi è che Giacinto, discolo ed imprudente, può servire di norma ai Figliuoli ed ai Padri nel medesimo tempo, mostrando a quelli il precipizio della loro mala condotta, e a questi la vera regola dell’amore paterno, il quale talvolta dalla severità ottiene assai più di quel che promettersi possa dalla condescendenza.

Mi sono poi dilettato assaissimo nel carattere dell’Olandese, di cui parecchi originali ho conosciuti io medesimo. L’onore è il loro scopo primario, in secondo luogo amano far del bene, e per ultimo hanno in veduta il loro onesto interesse; e chi sa unire in se medesimo queste tre massime, che in tanti e tanti discordano, forma l’uomo da bene, l’uomo utile, il vero Mercante.