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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/457

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IL CONTRATTEMPO 443

SCENA V.

Pantalone ed Ottavio.

Pantalone. Sentìu? Per causa vostra. (ad Ottavio)

Ottavio. Io non l’ho più veduta.

Pantalone. Ah desgraziada! Se la trovo, la scanno.

Ottavio. Prudenza, signor Pantalone, prudenza.

Pantalone. Bisogna trovarla, e far che subito sior Florindo la sposa. Questa xe la maniera de salvar la reputazion della casa.

Ottavio. Ma non convien che si sappia; badate bene che nessuno lo dica.

Pantalone. Avviserò tutti che i tasa. Vu, sior Ottavio, che se facile de lengua, no lo disè a nissun.

Ottavio. Non vi è pericolo. Sono un uomo, e non sono un ragazzo.

Pantalone. Voggio andar mi a cercarla.

Ottavio. Anderò ancor io.

Pantalone. Chi mai avesse dito, che quella putta così innocente...

Ottavio. Che innocenza! È maliziosissima.

Pantalone. No xe vero. La opera con semplicità.

Ottavio. Voi la credete semplice, ed io dico ch’ella è finta e doppia, di mal cuore e di pessima inclinazione. (parte)

Pantalone. Sentì come el parla de mia fia. Ma dove sarala andada? Gran pericoli, gran suggizion xe le putte in casa! Spiritose mal, ignoranti pezo. Brutte, degrazia; belle, travaggi. Oh donne, desperazion dei padri, tormento dei marii, precipizio della povera zoventù! (parte)

SCENA VI.

Beatrice e Brighella.

Brighella. Siora Beatrice, la creda sicuramente che sior Ottavio gh’ha per ella tutta la stima, tutto el rispetto e tutto l’amor.

Beatrice. S’egli avesse della stima e dell’amore per me, non mi porrebbe in ridicolo com’egli fa.