Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/62

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52 ATTO SECONDO

Giacinto. Signor Lelio, di voi andava in traccia.

Lelio. Anch’io doveva venire in traccia di voi.

Giacinto. Li ho perduti tutti.

Lelio. Bravissimo.

Giacinto. Sono senza un soldo ed ho bisogno di aiuto.

Lelio. A questo proposito devo darvi una buona nuova.

Giacinto. Dite.

Lelio. Il medico vi cerca e vuole indietro i duemila ducati.

Giacinto. Eh via, lo fate per farmi dire.

Lelio. Se giungevate qui due minuti prima, l’avreste veduto e l’avreste goduto. Ma se volete, siete ancora a tempo. Andate giù di quel ponte, che lo troverete.

Giacinto. Che cosa è saltato in capo a colui? è divenuto pazzo?

Lelio. È stato informato dello stato vostro. Ha saputo che i suoi denari erano sul banco d’una biscazza, e fa il diavolo contro di me.

Giacinto. Se questo vecchio non avrà giudizio, lo ammazzerò.

Lelio. Voi volete precipitarvi.

Giacinto. Non voglio che questi sciocchi mi facciano perdere la riputazione.

Lelio. Il medico vorrà il suo denaro.

Giacinto. Che vada da mio padre, e se lo faccia assicurare.

Lelio. Benissimo, se lo vedrò, glielo dirò.

Giacinto. Non vi è bisogno1; un mio amico non ha da far queste figure.

Lelio. Vuole che io gliene renda conto; ha preso in nota il mio nome ed il mio cognome.

Giacinto. Avete paura? Guardate me e non dubitate2. Vedete questo stile? So adoperarlo. E poi, che serve? Coi denari si aggiusta ogni cosa.

Lelio. Ma se denari non ne avete più.

Giacinto. Se non ne ho, ne avrò. Corallina ha promesso di darmi altri cento e cinquanta ducati. E poi ho fatto un altro negozio

  1. Pap. aggiunge: che voi glielo suggerischite
  2. Pap.: e non dubitate nulla.