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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/67

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I MERCATANTI 57

Rainmere. (Il figlio fa disonore al padre, ed il padre si rovinerà per il figlio).

Faccenda. M’ha capito?

Rainmere. Ho inteso1. (come sopra)

Faccenda. E più presto che anderà a sollevarlo...

Rainmere. Di’ al tuo padrone che torni a casa, che qui l’aspetto.2 (parte)

SCENA VI.

Faccenda, poi Pancrazio.

Faccenda. Che mai vuol dire questa novità? È forse pentito di girare al mio padrone li diecimila ducati, che gli ha promesso? È pure un uomo puntuale, che fa conto della sua parola quanto della sua vita. Che dirà il povero signor Pancrazio? Piangeva dall’allegrezza narrandomi come una provvidenza del cielo l’esibizione di questo galantuomo; e ora se gli porto questa risposta, che mai dirà? È veramente sfortunato. Tutte le cose vanno male per lui, ho timore senz’altro...

Pancrazio. Che fai. Faccenda, che non vieni mai? Hai trovato l’Olandese?

Faccenda. L’ho trovato.

Pancrazio. Che dice? viene a Rialto?

Faccenda. Un momento fa era qui, ed ora è tornato a casa.

Pancrazio. Ma non gli hai detto, che con premura lo stava attendendo?

Faccenda. Gliel’ho detto e mi ha risposto...

Pancrazio. Che? È forse pentito?

Faccenda. Ha detto che vossignoria vada a casa subito, che l’aspetta.

Pancrazio. A che fare a casa? I denari ha detto di girarmeli in Banco. Sta a vedere che si è pentito. Faccenda, se questo è vero, sono precipitato.

  1. Pap. aggiunge: (Diecimila ducati in questa casa non son sicuri).
  2. Pap. aggiunge: «Facc. Ma signore... Rain. M’hai capito? (Ajutar va bene, gettar va male. Rischio pazienza, ma precipizio mai). parte».