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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/69

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I MERCATANTI 59

Pancrazio. Ma le lettere che scadono in questa giornata?

Faccenda. Se scadono oggi, ci è tempo tutto il giorno.

Pancrazio. Si costuma pagare la mattina a Rialto, al Banco.

Faccenda. Mattina o sera, quando si paga, basta.

Pancrazio. Va pure, già è tardi. L’ora di Rialto è quasi passata. Per questa mattina non saremo più a tempo. Procura di dar delle buone parole, che pagherò...

SCENA VII.

Il Dottor Malazucca e detti.

Dottore. Signor Pancrazio riveritissimo.

Pancrazio. Schiavo, signor Dottor carissimo. Compatisca se l’ho fatta aspettare; e mi dispiace, che non mi posso nemmeno adesso trattenere.

Dottore. Una parola, signore.

Faccenda. (Prenda intanto questi duemila ducati). (piano a Pancrazio)

Dottore. Una parola, padron mio. (a Pancrazio)

Pancrazio. Dica, ma presto, che ho qualche premura.

Dottore. Signore, i duemila ducati...

Pancrazio. I duemila ducati, per servirla, li prenderò io.

Dottore. Quanto mi darete?

Pancrazio. Il sei per cento.

Dottore. Non posso farlo; non posso dall’otto venire al sei.

Faccenda. (Faciliti, che ne ha bisogno). (piano a Pancazio)

Pancrazio. (Non vorrei che questo povero vecchio li perdesse). (piano a Faccenda)

Faccenda. (Le cose si aggiusteranno. Intanto con questi duemila ducati si può far tacer qualcheduno). (piano a Pancrazio)

Dottore. (Per assicurarli, mi converrà perdere qualche cosa), (da sè)

Pancrazio. Ascolti, signor Dottore, sino il sette lo darò, ma niente di più.

Dottore. Via, mi contento del sette.

Pancrazio. Che monete sono?

Dottore. Non lo sapete? Zecchini.