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142 | ATTO SECONDO |
Corallina. Io? Come?
Lelio. Mi spiegherò con un paragone. Passa saltando per i solchi non suoi un esperto villano; vede, conosce, ammira maraviglioso innesto di provido agricoltore. Chi ha maggior merito, chi ha maggior pregio? L’operatore, o il conoscitore?
Tale voi siete nel confronto mio:
Intendami chi può, che m’intend’io.
Beatrice. È anche poeta il signor Lelio.
Lelio. Per obbedirla.
Corallina. Risponderò ancor io con un paragone. Passa per la via il somarello. Conosce all’odore la biada; che merito ha egli per averla riconosciuta?
Lelio. Ha il merito che intendo aver io nell’aver conosciuto la vostra bellezza, biada amorosa per questo cuore.
Corallina. Caro quel cuore, che non isdegna il paragone d’un somarello.
Lelio. In materia d’amore, tutti gli animali s’accordano.
Beatrice. Vi accordereste voi colla signora Rosaura?
Lelio. Così ella non fosse recalcitrante.
Corallina. Sarei più ostinata del mulo, se non mi arrendessi.
Lelio. Signora Beatrice, sono perduto; non son più mio.
Beatrice. E di chi siete voi al presente?
Lelio. Di questa rosa vermiglia, che mi ha fitta nel cuore una dolce spina.
Corallina. Così presto, signore, vi ho penetrato?
Lelio. Al primo balenare dei vostri sguardi.
Corallina. Caviamola questa spina...
Lelio. No; raddoppiatela con un’altra.
Corallina. Come?
Lelio. Guardatemi dolcemente.
Corallina. Così?
Lelio. Così. La spina viene. Seguitate.
Corallina. Povero signor Lelio!
Lelio. La spina è al petto.
Corallina. Mi fate pietà.