Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/153

Da Wikisource.

LA CASTALDA 143

Lelio. Basta, basta; la spina è dentro.

Corallina. Siete dunque doppiamente ferito?

Lelio. Sì; lo sono.

Corallina. Che posso far per guarirvi?

Lelio. Le punture delle spine si guariscono colla rosa, come le morsicature del cane si guariscono col suo pelo.

Beatrice. Lo capite, signora Rosaura?

Corallina. Non troppo.

Lelio. Mi spiegherò più chiaro.

Corallina. No, no, vi dispenso.

Lelio. Ah barbara!

Corallina. Ah furbo!

Lelio. Un’altra spina. Non posso più.

Corallina. Mi dispiace non essere io arbitra delle mie rose.

Lelio. Andrò a chiederla al giardiniere.

Beatrice. Che vuol dire?

Lelio. Vuol dire:

          Che l’odoroso fior chiedendo al zio...
          Intendami chi può, che m’intend’io. (parte)

SCENA VI.

Beatrice e Corallina.

Beatrice. Che vi pare di questo pazzo?

Corallina. È originale davvero.

Beatrice. Voglio che lo godiamo. Si ha a seguitare la burla.

Corallina. Seguitiamola pure; ma badate voi, signora, che non mi si dica ch’io mi avanzo in cose che non convengono al mio carattere. Giustificatemi presso degli altri.

Beatrice. Già la cosa durerà poco. Partiremo da qui a due o tre ore al più.

Corallina. Non volete restare a pranzo?

Beatrice. No, non ci resterò; niuno ancora mi ha detto niente.

Corallina. La signora Rosaura sarà contentissima che voi restiate.

Beatrice. E il signor Pantalone?