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Beatrice. Sarà quel pazzo del signor Lelio. (a Rosaura)

Rosaura. Brava, brava, rideremo un poco. (a Beatrice)

Brighella. Permette, signor Pantalone, che passi questo signore?

Pantalone. Ch’el resta servido.

Brighella. Vado subito... Le perdoni l’ardir, illustrissimi padroni, comandeli che li serva de careghe?

Pantalone. Eh, non v’incomodè.

Brighella. L’è el mio debito... me maraveggio... Onor a servirla... ambizion d’obbedirla... Viva la casa illustrissima Bisognosi... Con so permission, avviso el gentilomo, e po vago a ritirarme con sopportazion in cusina. (via)

Pantalone. El xe molto cerimonioso sto so servitor, con mi nol ghe starìa. Manco cerimonie, e più verità.

SCENA IX.

Lelio e detti.

Lelio. Padroni umilissimi, servitor suo riverito.

Pantalone. Patron carissimo, èla qua?

Lelio. Son venuto a favorire la signora Beatrice, e con questa occasione a inchinarmi all’uno e all’altro, e a tutta la casa.

Pantalone. L’è vegnù donca per levar siora Beatrice?

Lelio. Così dicono.

Pantalone. E come xela vegnuda?

Lelio. In birba, signore.

Pantalone. Anzi ela, padron.

Lelio. Ella mi obbliga sempre più a protestarle la padronanza.

Pantalone. Oh grazioso!

Lelio. Chi è quella signora? (a Beatrice, accennando Rosaura)

Beatrice. È una dama forestiera. (Voglio prendermi spasso). (da sè)

Lelio. Nobilissima madamigella, a lei m’inchino.

Rosaura. Serva divota.

Lelio. Sta bene di salute? Me ne rallegro, anch’io per servirla. Cosa dicono di questo caldo?

Beatrice. Veramente la stagione...