Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/24

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la pena di leggere la prefazione alle mie Commedie1, Illustrissimo Signor Marchese, se voglia aveste d’intendere con quai principj, con quai progressi mi sia avanzato in tal arte. Voi troverete aver io con gualche accortezza nelle prime operato per guadagnarmi il popolo, ed avvedendomi che tutt’a un tratto non si potea cambiar il cervello a tanti uomini prevenuti, m’indussi a lasciar le maschere sul mio Teatro, e a toglier loro soltanto guel più che le rendeva noiose. A poco a poco ho potuto arrischiarmi a levarle da alcuna Commedia del tutto, ed ebbi la consolazione di vedere smascellar dalle risa anche il popolo basso, senza le storpiature, senza gli spropositi dell’Arlecchino. Passai più innanzi, e provar volli se una Commedia in versi potea sperare un egual fortuna. Voi siete uno di quelli che nella pugna dei due partiti protegge guello dei versi, ma versi tali vorreste, che si potesseso recitar senza il suono, versi che sembrassero prosa, versi insomma che somigliassero a guelli del Raguet, delle Cerimonie, due bellissime Commedie vostre.

Io vi confesso essere stato in guesta parte di sentimento contrario; nel mio Teatro Comico ne ho ragionato, e dichiarato per la prosa mi sono2). Ciò non ostante, com’io diceva, una Commedia in versi ho poi voluto comporre; non però con guei versi che pajon prosa, ma con guegli altri che, ad imitazione dei Francesi, Pier Jacopo Martelli ha usato nelle Opere sue, così che d’indi in poi di versi Martelliani portarono il nome. Voi sapete meglio di me non esser eglino che due Settesillabi uniti, de’ guali non si può nascondere il suono, accresciuto guesto ancor più dalla rima, su cui per ordinario si fa terminare il periodo.

Io, per dir vero, non sono mai stato amico di cotai versi, usati pel Teatro dal sopraddetto Martelli, e quanto ho lodato guel valoroso Autore ne’ suoi caratteri e ne’ suoi pensieri, altrettanto in lui mi è dispiaciuto guella maniera di verseggiare, la quale toglie moltissimo alle opere sue di guella maestà, che per entro di esse tratto tratto si scorge. Con una simile prevenzione parrà impos-

  1. Alludesi alla prefazione stampata in testa all’ed. Bettinelli di Venezia, ripetuta nel t. I dell’ed. di Firenze.
  2. A. III, sc. 2: ed. Bettinelli.