Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/240

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Ottavio. (Ah disgraziato). (da sè) Colui è uno stolido, non sa quello che si dica. Pantalone è in casa?

Corallina. La poderave anca metterghe un poco de sior.

Ottavio. È in casa, o non è in casa?

Corallina. Chi?

Ottavio. Pantalone.

Corallina. Pantalon, mi no lo cognosso.

Ottavio. Il vostro padrone.

Corallina. Al mio patron se ghe dixe: sior Pantalon.

Ottavio. In quanta superbiaccia, per quattro soldi! E tu chi ti pensi di essere?

Corallina. Sala chi son mi?

Ottavio. Sì, chi sei?

Corallina. Son una che lo pol far andar via de qua a dezun, come che l’è vegnù.

Ottavio. Una serva?

Corallina. Mi no so gnente.

Ottavio. Una gastalda?

Corallina. Castalda, o no gastalda.

Ottavio. Castalda, o padrona?

Corallina. Fursi anca padrona.

Ottavio. Che? Il signor Pantalone vi ha sposato?

Corallina. Mi no digo i fatti mii a nissun.

Ottavio. Ditemi in confidenza, come passa tra voi e il signor Pantalone?

Corallina. Cara ela, la diga in secretezza, com’alo fatto a despegnar la velada?

Ottavio. Siete un’impertinente.

Corallina. Bravo.

Ottavio. Mi meraviglio di voi.

Corallina. Pulito!

Ottavio. Giuro il cielo, non so chi mi tenga.

Corallina. La senta la campanella che chiama in tola. (si suona un campanello)

Ottavio. Insolente. (via)