Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/250

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Corallina. Grazie grazie, patroni, grazie.

Pantalone. Za che s’ha scoverto tutto, vegnì qua, fia, e in quel medesimo liogo e in quel medesimo zorno che s’ha sposà mia fia, sposerè anca vu.

Lelio. Dice bene; proseguisca Cupido la carriera del cocchio.

Corallina. Mi no so cossa dir... Me vergogno un pochetto, ma bisognerà superar la vergogna. Son qua, sior patron, son qua, se la me vol.

Lelio. Venite al seno delle mie braccia, e porgetemi la destra dalla parte del cuore.

Corallina. Come?

Pantalone. Piase?

Lelio. Ecco la liquida mia sposa.

Pantalone. Oh bella, quante spose voleu, sior?

Lelio. Una.

Pantalone. No aveu sposà mia fia.

Lelio. Sì signore. Questa ch’io voglio stringere, è la vostra femminina prole.

Pantalone. Questa, sior pezzo de matto, xe la mia femminina gastalda, e quella che avè sposà, xe mia fia.

Lelio. Sposata? Io? Voi stralunate.

Pantalone. Rosaura, xestu sposada o no xestu sposada?

Rosaura. Sono sposata.

Pantalone. Co sior Lelio?

Rosaura. Oh, non signore. Col signor Florindo.

Pantalone. Oh bella! Co sior Florindo?

Florindo. Sì signore, con me; non l’avete voi approvato?

Pantalone. Mi? no so gnente. E vu, sior, l’ave lassada sposar? (a Lelio)

Lelio. Cosa importa alla mia circospezione?

Pantalone. No la volevi vu per muggier?

Lelio. Ecco l’oroscopo dell’amor mio. (accenna Corallina)

Pantalone. Mo no m’aveu domandaà mia fia?

Lelio. E questo non è il parto del vostro ventre?

Pantalone. El diavolo che ve porta. A chi aveu dà l’anello?