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292 ATTO SECONDO

Arlecchino. Son andadi i altri camerada...

Garzia. E tu chi sei?

Arlecchino. La me compatissa.

Garzia. Briccone! così obbedisci gli ordini che ti ho dato? (alza il bastone)

Arlecchino. Ah, lustrissimo padron... (si ritira)

Garzia. Fermati.

Corallina. Gli perdoni, poverino. (a don Garzia)

Garzia. Fermati, dico. (lo bastona)

Corallina. Ah signor ufficiale, per carità, basta così.

Garzia. Via, in grazia di questa giovane, ti perdono. (ad Arlecchino)

Corallina. (Maledetto! gli perdona dopo che lo ha bastonato). (da sè)

Arlecchino. Grazie alla bontà de vossustrissima...

Garzia. Che fai?

Arlecchino. Fazz la me obbligazion. (gli bacia il bastone) (Ah, se poss sbignarmela!) (da sè) Corallina.

Garzia. Non parti? (alza il bastone)

Arlecchino. Subito1. (parte)

SCENA VI.

Don Garzia e Corallina.

Corallina. (Io non posso vedere far male a una mosca). (da se)

Garzia. Bella giovane, siete voi la cameriera?

Corallina. Per servirla.

Garzia. Dite alla vostra padrona, che sia con me meno austera.

Corallina. Sì signore, la servirò.

Garzia. Dite, che se farà stima di me, non si pentirà d’avermi mandato del pari con don Alonso.2

Corallina. Ho capito.

Garzia. E voi non perderete il vostro tempo.

  1. Pap.: Arl. subito parte.
  2. Segue nell’ed. Pap.: «Cor. Che vuol dir ciò? Io non intendo. Garz. Vuol dire che se mi accorderà la sua buona grazia, vedrà che io sono un galantuomo».