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L'AMANTE MILITARE 317

Alonso. Voi non mi avete messo fuor di speranza.

Pantalone. Ho dito che a un militar no la vôi dar.

Sancio. Orsù, nipote, l’ora s’avanza; voi dovete marciar colla compagnia.

Alonso. Per dove, signore?1

Sancio. Non lo sapete? Ecco come perdete il tempo. Il generale, pochi momenti sono, ha pubblicata la pace.

Alonso. La pace? Garzia. La pace?

Rosaura. È fatta la pace? (a Pantalone)

Pantalone. Cussì i dise.

Beatrice. Don Garzia, è fatta la pace?

Garzia. Così partirò, e non v’avrò più innanzi agli occhi.

Beatrice. (Va, che ti possa rompere l’osso del collo). (da sè)

Alonso. Ah don Sancio, mio amorosissimo zio e capitano. Uditemi con amore paterno, e compatitemi con cuore umano. Amo questa onorata fanciulla, quanto amare si possa, l’amo più di me stesso, l’amo più della vita mia. Ho però sempremai preferito all’amore l’onore, e ho sacrificato la mia passione ai doveri di buon soldato, agl’impegni d’un guerrier onorato. Promisi servire il mio Sovrano, finchè durava la guerra; giurai di sposar Rosaura, stabilita la pace. Se ora rinunzio nelle mani del generale l’onorato carico ch’io sostenni, soddisfo ad un tratto ad ambedue gl’impegni miei. Non avrei ciò fatto in mezzo ai pericoli della guerra2. Posso ora farlo, che ho adempito al dovere, che restituisco glorioso qual mi fu consegnato il vessillo reale, e che lasciando di me nell’esercito onorata memoria, passerò, senza rimorsi al cuore, dallo stendardo di Marte a quello d’Amore.

Rosaura. (Caro alfierino, come ha parlato bene!) (da si)

Pantalone. (Bisogna darghela, no gh’è remedio). (da sè)

Sancio. Nipote, voi mi sorprendete. Non dico che tale rinunzia

  1. Segue nell’ed. Pap.: Sanc. Per dove siamo venuti. Alon. Si fugge dall’inimico? Sanc. No, si ritorna in patria. Alon. In patria? Come? Sanc. Non lo sapete? ecc.».
  2. Pap. aggiunge: per non mostrar codardia.