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L'AUTORE

A CHI LEGGE.


Q
UANDO confidai agli Amici miei avere una Commedia composta, il di cui titolo era Il Tutore, e quando si annunciò al Popolo dalle Scene, si aspettavano quasi tutti vedere rappresentato un Tutore infedele, il quale dilapidando con tradimento le sostanze de’ suoi Pupilli, scoprisse le ruberie de’ suoi pari, e ne seguisse il castigo. Una tale Commedia non sarebbe fuor di proposito per una parte, ma temerei produr potesse de’ cattivi effetti per l’altra. Mettere un ladro in iscena è sempre cosa pericolosa. Prima che giungasi a vedere il di lui castigo, si vedono le furberie ch’egli usa, l’arte di cui si serve per commettere e cautelare le sue rapine, e chi si parte dalla Commedia, prima ch’ella si avvicini al suo termine, ha imparato a rubare, senza il tragico esempio di chi commette tai furti.

Ma quantunque ancora mandato avessi un infedele Tutore alla pena della galera o della morte, che pro ne avrei riportato? Coloro che invaghiti si fossero del modo e della facilità con cui si possono gli amministratori arricchire, avrebbero pensato imitarli in questo, e studiato avrebbero poscia il modo di meglio palliare le loro frodi per isfuggire il castigo. Tale è il frutto che per lo più si ritrae da quelle Rappresentazioni, che hanno per Protagonista un malfattore, un ribaldo. S’imprime più facilmente nell’animo di quelli che ascoltano le sue lezioni, di quel che vaglia a disingannarli o il suo pentimento, o il suo castigo, credendo ciascheduno di poter essere più fortunato nella condotta de’ suoi delitti, siccome nell’atto medesimo che un borsajolo s’impicca, altri vi sono fra gli spettatori che vanno a caccia di borse.

In questo spero io non essermi certamente ingannato. Nelle Commedie mie non ho avuto la sola mira di porre il vizio in ridicolo e di punirlo, ma lo scopo mio principalissimo è stato e sarà sempre mai di mettere la virtù in prospetto, esaltarla, premiarla;