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IL TUTORE 387


dur via una ragazza con inganno? Con tradimento? E metter in pericolo la mia riputazione! Oh, questa non ve la perdono.

Lelio. Corallina mia, compatitemi. Tenete questi dieci zecchini; godeteli per amor mio, ed abbiate compassione di me.

Corallina. Oh, amore fa far le gran cose!

Lelio. Via, teneteli.

Corallina. Che sì, che li avete tolti a vostro padre? (li prende)

Lelio. Egli non me ne dà, ed io me ne piglio. Cara Corallina, pare a te ch’io non sia degno della signora Rosaura?

Corallina. Io non dico questo. Siete di egual condizione.

Lelio. È vero che ho goduto il mondo finora, ma i giovani col matrimonio si assodano.

Corallina. Sì, abbiamo degli esempi, che molti si sono assodati.

Lelio. Veniamo al fatto.

Corallina. Oh, qui sta il punto.

Lelio. Io era innamorato della signora Rosaura: mio padre mi mette in disperazione d’averla; che cosa doveva io fare?

Corallina. Ah... basta, è fatta, bisogna rimediarci.

Lelio. Se io la sposo, è rimediato ad ogni cosa.

Corallina. Avete detto nulla alla signora Rosaura?

Lelio. No, non ho avuto coraggio. Cara Corallina, diglielo tu.

Corallina. Sapete ch’ella vi voglia bene?

Lelio. Veramente io non lo so.

Corallina. E v’innamorate solo da voi1?

Lelio. Così è, sono innamorato.

Corallina. Di lei, o de’ quattordicimila ducati?

Lelio. E se buscassi li quattordicimila ducati, credi tu che non ve ne sarebbe un migliaio per Corallina?

Corallina. Un migliaio?

Lelio. Sì, un migliaio.2

Corallina. Vi prendo in parola.

  1. Bett.: sgrafignati.
  2. Bett.: da vostra posta? (3) Segue nelle edd. Bett. e Pap.: «Cor. È troppo. Mi contento di meno. Lel. Via, cento zecchini. Cor. Quanti me ne date a conto? Lei. Tutti quelli che ho nella borsa. Eccola, se la vuoi. Cor. Vi prendo in parola ecc.».