Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/413

Da Wikisource.

IL TUTORE 399

Beatrice. Indegno! Che ha fatto?

Corallina. Una cosa che mi fa venir i rossori sul viso.

Beatrice. Oimè! Che cosa è stato?

Corallina. Ha avuto l’ardire di offerirmi delli denari. A una donna della mia sorta?

Beatrice. Petulante! E tu?

Corallina. Ed io, figuratevi, gliene ho dette tante. A me denari? Non farei una mala azione per centomila zecchini.

Beatrice. Brava, Corallina; conservati sempre così.

Corallina. Oh sì, signora, denari io non prendo. (Se sono pochi). (da sè) Beatrice. Ecco Rosaura.

Corallina. Poverina! Consolatela; è mortificata.

Beatrice. Sì, la compatisco, è innocentissima.

SCENA VI.

Rosaura e dette.

Rosaura. Serva, signora madre.

Beatrice. Vien qui, la mia figliuola, lascia ch’io ti dia un bacio. Poverina! Hai passato un gran pericolo.

Rosaura. Avete saputo che cosa mi volevano fare?

Beatrice. Sì, l’ho saputo; manco male che vi era con te Corallina.

Rosaura. Oh, se non era Corallina, povera me!

Corallina. Sentite? Se non era io! (a Beatrice)

Beatrice. Vedi? Impara. Non bisogna fidarsi degli uomini, (a Rosaura)

Rosaura. Io non avrei mai creduto, che un uomo dabbene mi volesse assassinare.

Beatrice. Ma! il cielo ti ha assistita.

Rosaura. Corallina mi ha illuminato. Se non era ella!

Corallina. Se non era io!

Beatrice. Per l’avvenire ti saprai regolare.

Rosaura. Oh, non esco più di questa casa.

Beatrice. Il signor Pantalone ti metterà in un buon ritiro.