Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/424

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410 ATTO TERZO

Pantalone. Basta, voggio dir... El pensa de meggiorar! Tocca a ela a coronar l’opera: salvar el decoro della so casa, d’una so fia, de se medesima1, e consolar tanta zente con una sola parola.

Arlecchino. Son qua. (ritornando)

Pantalone. Cossa dise sior Ottavio?

Arlecchino. El se veste.

Pantalone. Diseghe per parte mia, che el se fazza vestir dal diavolo.

Arlecchino. La sarà servida. (parte)

Pantalone. E cussì, siora Beatrice?

Beatrice. Ah, è tanto grande l’amore che ho per la mia figliuola, che per lei son pronta a sagrificarmi. Signor Lelio?

Lelio. Signora.

Beatrice. Vi sposerò.

Pantalone. Cossa dise sior Florindo?

Florindo. Che se la signora Beatrice viene sposata dal signor Leho, io non ho difficoltà a dar la mano alla signora Rosaura.

Pantalone. Presto, dov’è siora Rosaura?

SCENA XIX.

Rosaura e detti.

Rosaura. Eccomi, eccomi.

Pantalone. Vegnì qua, fia mia. Sior Florindo ve desidera per muggier, come che za v’ho dito. Seu contenta?

Rosaura. Signor sì.

Pantalone. Vela là, la fa bocchin, e la dise de sì. Via, sior Florindo, la ghe daga la man.

Florindo. Così subito?

Pantalone. O la ghe daga la man, o la metto in ritiro.

Rosaura. Ah no, per amor del cielo! No, in quel ritiro, per carità.

Pantalone. Ma cossa credeu che el sia sto ritiro?

  1. Zatta: d’ela medesima.