Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/44

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34 ATTO PRIMO
Valerio.   Ecco il real decreto,

Che revoca ed annulla il sofferto divieto.
Moliere. Oh me contento! Presto, ehi, chi è di là?
Lesbino.   Signore.
Moliere. Che s’esponga il cartello, s’inviti all’Impostore
Per questa sera; andate.
Lesbino.   Affé, ch’io son contento;
Gl’ipocriti averanno stasera il lor tormento. (parte)
Moliere. Presto, signora, andate a riveder le carte; (alla Bejart)
E a voi e a vostra figlia ripassate la parte.
Bejart. (Ah, vo’ veder se puote assicurar mia sorte
L'acquisto d’uomo dotto e amabile in consorte). (parte)

SCENA VI1.

Moliere e Valerio.

Moliere. E ben, narrate, amico, come la cosa è andata.

Valerio. Il Re pien di clemenza la supplica ha accettata.
Fe’ stendere il decreto; indi mi disse ei stesso,
Che odiava sopra tutto d’ipocrisia l’eccesso.
È sua mente sovrana, che i perfidi impostori
Si vengano a spacchiare ne’ loro propri errori;
E il mondo illuminato vegga la loro frode,
E diasi all’autor saggio, qual si convien, sua lode.
Moliere. Ah! questo foglio, amico, mi fa gioir non poco;
Avranno gl’inimici finito il loro gioco.2
Gran cosa! a niun fo male, e son perseguitato;
Il pubblico m’insulta, e al pubblico ho giovato.
Di Francia era, il sapete, il Comico Teatro
In balia di persone nate sol per l’aratro.
Farse vedeansi solo, burlette all’improvviso.
Atte a muover soltanto di sciocca gente il riso.

  1. Nell’ed. Bett. è unita alla scena precedente.
  2. Segue nelle edd. Bett. e Pap.: Cantato hanno il trionfo sinor le genti strambe, — Ora si cacceranno la coda fra le gambe.