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LA MOGLIE SAGGIA 495

Lelio. Volentieri, servitevi pure1. (parte)

Florindo. Sì, senza cerimonie. (parte)

Beatrice. Aspettatemi. (vuol seguirli)

Ottavio. Vi supplico, ascoltatemi, signora Marchesa. Io vi ho servito pel corso di due anni: voi per altrettanto tempo mi avete favorito. I nostri trattamenti sono stati onesti, degni di voi e degni di me. Circa alle intenzioni, esaminate le vostre, io lo farò delle mie.

Beatrice. Che ragionamento mi fate voi?

Ottavio. Signora, il luogo, il tempo mi obbliga a parlarvi succintamente. Io vado a Roma, e non mi vedrete mai più.

Beatrice. Perchè una tale risoluzione?

Ottavio. Per distaccarmi da voi.

Beatrice. Per distaccarvi da me? Chi sono io?

Ottavio. Una donna che mi aveva rapito il mio cuore.

Beatrice. Un diavolo che vi porti.

Ottavio. Non vi alterate.

Beatrice. Indegno! cavaliere malnato!

Ottavio. Non alzate la voce.

Beatrice. Sì, siete un villano.

Ottavio. Ma giuro al cielo...

Beatrice. Che giuro al cielo? Che direte? Che farete?

Ottavio. Dirò... farò... Eh... La riverisco. (parte2)

SCENA XI3.

Beatrice sola.

Così mi lascia? Così mi tratta? Indegno, malcreato! Così una mia pari schernisce? Ecco dove mi hanno condotto quei savi giovani. Ecco a qual impegno mi hanno sagrificata. Misera me! Ottavio mi fugge; ma questo è il meno; il perfido mi deride, m’insulta, e la sua moglie trionferà, riderà di me quella vile, quella

  1. Bett.: accomodatevi; Pap.: fate pure.
  2. Bett.: vuol dar in smanie. E via.
  3. È unita alla scena preced. nell’ed. Bett.