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LA SERVA AMOROSA 227

SCENA VII.

Florindo e detta.

Florindo. Ah Corallina! son disperato.

Corallina. Eh, fatevi animo. Che cosa sono queste disperazioni? Che è stato?

Florindo. Ho parlato al signor Pantalone, come voi mi avete consigliato.

Corallina. E non ha voluto ascoltarvi?

Florindo. Anzi mi ha compatito moltissimo, e si è impegnato di parlar a mio padre.

Corallina. E in casa non vi vorrà, me l’immagino.

Florindo. Per causa di mia matrigna. Ed io ho da soffrire così?

Corallina. Quietatevi, signor Florindo, ci troveremo rimedio. Queste non sono cose da accomodarsi così ad un tratto. Per ora io vi aveva detto, che col mezzo del signor Pantalone procuraste aver qualche soccorso di denaro, che ne avete tanto bisogno.

Florindo. E questo ancora me l’ha negato. Oh me infelice! Son disperato.

Corallina. Eh via, acchetatevi. Volete perdere anche la salute?

Florindo. Ma io non ho un soldo. Oggi non so come fare a pranzare.

Corallina. C’ingegneremo.

Florindo. Ho impegnato tutto; e voi ancora, povera donna, avete impegnato il meglio che avete; non so più come fare. Alla fine del mese ci sono ancora dieci giorni, e mi nega soccorso? E’ mi vuol veder disperato?...

Corallina. Zitto, zitto, badate a me. Stiamo allegri, non pensiamo a malinconie. Ehi, ho finito le calze.

Florindo. Corallina, voi mi fate pietà. Oggi non so come ci caveremo la fame.

Corallina. Come? Eh, non vi disperate. Ecco qui, ho terminate le calze; le venderò, e mangeremo. Non dubitate: mangeremo, staremo allegri. Sì, ci vuol altro che questo, a farmi perdere di coraggio. Forti, finchè son viva io, non dubitate di niente.