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LA SERVA AMOROSA 295

Beatrice. (Bella razza che tu farai!)

Lelio. (Vedrete che bei figliuoli! La signora Rosaura è bella, io son grazioso).

Beatrice. (Tu sei pazzo. Eppure, non avendo altri figliuoli, ti voglio bene).

Lelio. (Quando andiamo a cena?)

Notaio. Ecco fatto. Ecco la volontà del signor Ottavio; ascoltino, signori testimoni.

Beatrice. Posso sentire io?

Notaio. S’accomodi.1Il signor Ottavio Panzoni, sano per grazia del cielo di corpo e di mente...2 pensando che l’uomo e mortale, ha fatto e fa il presente suo ultimo testamento nuncupativo, che dicesi sine scriptis...

Lelio. (Sine scriptis; nuncupativo: queste parole non le capisco3). (da sè)

Notaio. Per la sua sepoltura, si rimette all’infrascritto suo erede universale.

Lelio. Che sarò io.4

Notaio. Item, per ragion di legato....

Beatrice. Ha detto che non voleva fare legati. Sentiamo l’istituzion dell’erede.

Notaio. In tutti i suoi beni presenti e futuri, mobili, stabili e semoventi, azioni, ragioni, nomi di debitori, instituì ed instituisce, nominò e nomina il signor Florindo Panzoni, figlio suo legittimo e naturale....

Beatrice. Come!

Notaio. Non ha inteso? Il signor Florindo Panzoni.

Beatrice. Questa non è la volontà del signor Ottavio.

Notaio. Io le dico di sì, e se non lo crede, l’interroghi.5

Beatrice. Questo è un tradimento. Il signor Ottavio ha instituito erede sua moglie, che sono io.

  1. Segue nell’ed. Pap.: «Lel. È ancor io? (Son curioso di sentire il linguaggio de’ morti), da sè. Not. Il signor ecc.».
  2. Segue nell’ed. Pap. «Lel. (È vero; i morti non sono ammalati). Not. Pensando ecc.».
  3. Pap.: queste saranno parole da morto.
  4. Pap.: Che sarò io?
  5. Segue nell’ed. Pap.: «Lel. Volete ch’ella interroghi un morto? Coi morti non sanno parlare altri che li notari. Beatr. Questo è ecc.».