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cora La moglie in calzoni di J. A. Nelli, stampata nel 1731 (Maddalena, art. cit., pp. 162, 163). Certo lo stratagemma, onde si chiude la commedia, deriva dal Molière, anche se la finta morte serve solo a smascherare la malvagia consorte, non a mostrar l’affetto di Florindo per il genitore. Su questo prestito abilmente sorvola nell’autobiografia, scritta a Parigi e in francese, l’a., scrivendo: «Il s’agissoit de gagner la confiance d’Ottavio, et de détruire les calomnies et les artifices d’une femme méchante et chèrie. Coraline y réussit par son esprit» (Mém. 1. cit.), ma non dice quale fosse l’astuzia.

Anche a traverso le fonti letterarie la S. a. si rivela figlia legittima della commedia dell’arte (E. Pasqualina C. G Appunti critici. Assisi, 1909, p. 22). Se non proprio dello scenario locatelliano, d’altro, d’identico soggetto, si sarà valso il G., poichè, avverte giustamente il Bonfanti (art. cit., p. 9) «la materia della c. d. a. era patrimonio comune delle compagnie comiche». A conforto della sua ipotesi basti dello scenario riportare qualche brano: «Horatio [Florindo], di strada, sopra la crudeltà di Pantalone [Ottavio], suo padre, che l’odia per il male che Isabella [Beatrice], sua matregna, Zanni et Franceschina, servi, metteno contro di lui, acciò morendo Pantalone dell’infermità dell’Hidropesia, non gli lasci niente dopo la morte. Poi discorre dell’amore che porta a Olimpia [Rosaura] figlia del Franzese [Pantalone]... Franzese... intende come Horatio non habita più in casa di Pantalone, suo padre, et esser stato cacciato via. Franzese li proferisce la casa sua, magnare, bere et dormire... Franzese... discorrendo che dona volentieri Olimpia, sua figliola, per moglie a Horatio, ma non volergliela dare se prima Pantalone non si pacifica con Horatio, acciò dopo la morte li lassi la robba». Il qual ultimo passo è dal Bonfanti opportunamente riavvicinato a queste considerazioni del padre di Rosaura (a. II, sc. III): «Sto negozio de sto matrimonio no me despiaseria: se se podesse combinar... se fusse vero, che el tornasse in casa...» Ed ecco come lo scenario descrive la morte simulata: «Pantalone intende [dal Franzese] come Horatio gli è fedele, et Isabella Franceschina ecc. inimici suoi, et per volersene chiarire, finge il morto, colocandosi in terra...» Ma perchè lo stratagemma si figura, come già nel Malade, invenzione della serva, il Nostro aveva certo presente anche il capolavoro molieresco.

Originale a dispetto dell’imitazione, per ragioni che qui non è il luogo di chiarire, resta il Malade. E così goldoniana è l’impronta che dal genio dell’a. venne a questa S. a. Nella quale l’azione s’impernia tutta intorno a un personaggio, affatto nuovo negli atteggiamenti che gli compone e nella vita che gli inspira il Goldoni. In questa sua Corallina, pensosa solo degli interessi del padrone e della sua felicità, riabilita sè stessa la balia del teatro cinquecentesco, mezzana di illeciti amori: trasformazione dunque d’un tipo tradizionale, assai felicemente sviscerata da Olga Marchini-Capasso (G. e la comm. dell’a. Bergamo, 1907, pp. 43-47; cfr. anche M. Landau, Gesch. d. ital. Litt. im XVIII Jahrh., Berlin, 1899, p. 370).

Alla vitalità della S. a., mai interrotta, non ancora cessata, non occorre recar testemonianze. Ricordiamo invece i nomi d’interpreti e di compagnie che l’ebbero particolarmente cara. Dopo Maddalena Marlini, della quale il Goldoni parla con sì calda ammirazione non nel proemio soltanto (cfr. Mém. P. II, e. XIV; ediz. Paperini, voi. VIII, pp. 157, 158; vol. I, p. 143 di questa