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I PUNTIGLI DOMESTICI 359

Ottavio. Sì, leggiamolo. (legge)
Amatissimo signore zio. La mia signora madre è meco in collera, nè so perchè: ella non acconsente più alle mie nozze, e minaccia di mettermi in un ritiro. Ricorro a voi, amabilissimo signore zio, siccome a quello che ha sempre avuto dell’amore per me, e che avendo stabilito li miei sponsali col marchesino Florindo, ha tutto il diritto di pretenderne l’esecuzione. Dal canto mio sono disposta a far tutto ciò che voi mi consiglierete di fare. Mi getto nelle vostre braccia, vi supplico di soccorrermi, prima che la disperazione giunga ad impossessarsi dell’afflitto cuor mio.

Florindo. Povera giovine! non l’abbandonate.

Ottavio. No, non l’abbandonerò. Chi è di là?

Brighella. (L’ha finio de lezer molto presto). (da sè) La comandi.

Ottavio. Corallina è ancora nelle mie camere?

Brighella. Lustrissimo sì. No m’hala dito che la trattenga?

Ottavio. Falla venir qui.

Brighella. La me creda, lustrissimo, che l’è innocente.

Ottavio. Falla venir qui. Io non voglio gridare.

Brighella. (Poverazza! no vorria che el me la spaventasse). (da sè, parte)

SCENA IX.

Florindo, Ottavio, poi Corallina.

Florindo. Che cosa rispondete alla signora Rosaura?

Ottavio. Or ora, lasciatemi parlare colla cameriera.

Corallina. (Se la padrona mi vedesse, povera me!) (da sè, spaventata)

Ottavio. Vieni avanti.

Corallina. Signore, ho paura.

Ottavio. Di chi?

Corallina. Della padrona.

Ottavio. Non temere di nulla. Il padrone sono io.