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388 ATTO TERZO

SCENA XVI.

Pantalone e Beatrice sulla porta, e detti.

Pantalone. La staga qua, se la vuol aver gusto. (piano a Beatrice)

Brighella. Mi credo per altro, Corallina, che nu semo causa de tutti sti disordini.

Corallina. È vero, e per questo è meglio che ce ne andiamo.

Brighella. Vardè! da quella nostra poca de collera de stamattina, che boccon de fogo che s’ha impizzà.

Corallina. Certamente: io per rabbia sono andata dalla padrona, e ho detto quello che mi è venuto alla bocca di voi e del vostro padrone.

Pantalone. (Fa cenno alla Contessa che stia zitta; poi si cava le pianelle e corre all’appartamento del conte Ottavio).

Brighella. E mi ho fatto l’istesso col me patron. Ho dito roba de vu e della vostra patrona.

Corallina. Tanto è vero, che ella subito ha mandato suo figlio a chiedere al signor Conte che vi licenziasse.

Brighella. Tanto è vero, che el gh’ha resposto con sussiego, i se son taccadi de parole, e i s’ha quasi strapazzà.

SCENA XVII.

Pantalone ed Ottavio sulla porta, e detti.

Pantalone. Voi che godemo una bella scena. (piano ad Ottavio)

Corallina. Guardate! chi l’avesse mai detto, che per causa nostra i padroni avessero da diventar nemici?

Brighella. Mi ho raccontà al padron quel che avi dit vu che dise de lu la patrona, e l’è andà in bestia.

Corallina. E sì, se vi ho da dire la verità, la padrona non ha detto tutto quello che ho detto io.

Brighella. Gnanca el me padron nol parla mal della siora Contessa. Ma quel che ho dito, l’ho dito per farve rabbia a vu, che defendevi la vostra padrona.