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LA FIGLIA OBBEDIENTE 421

Rosaura. Avete fatto buon viaggio?

Florindo. Buonissimo.

Beatrice. Non vedete che è grasso, come...

Rosaura. Come che?

Beatrice. Come un tordo, come un tordo.

Florindo. Godo, signore mie, di trovarvi spiritose ed allegre.

Beatrice. La signora Rosaura non era così poco fa.

Florindo. Eravate voi malinconica?

Rosaura. Sì, per la vostra lontananza. Pel dubbio della vostra venuta, e per quello de’ nostri amori.

Florindo. Tutto è accomodato, signora Rosaura...

Beatrice. Lo sa, lo sa, gliel’ho detto io.

Florindo. Mi avete levato il piacere di darle io il primo questa felice novella.

Beatrice. Volevate forse la mancia, che voleva dare a me?

Florindo. Che mancia1? (a Rosaura

Rosaura. Parliamo sul serio. Vostro padre si contenta delle mie nozze?

Florindo. È contentissimo.

Rosaura. Sa che la dote mia non corrisponde alle sue ricchezze?

Florindo. Sa tutto; è informato di tutto. Sa che voi siete di buon costume, ed essendo egli perfetto economo, preferisce alla ricca dote una fanciulla morigerata e discreta.2

Rosaura. Son contentissima. Avete ancora veduto mio padre?

Florindo. Non l’ho veduto. Venni3 per presentargli la lettera, ma non è in casa.

Rosaura. Accoglierà con giubbilo una tal nuova.

Florindo. So benissimo ch’egli mi ama.

Beatrice. Eppure egli non vi aspettava più di ritorno.

Rosaura. Temeva che vostro padre volesse accasarvi a suo modo.

  1. Segue nell’ed. Paper.: «Ros. Niente, niente, a Flor. Flor. Che mancia? a Beatr. Beatr. L’amor tutto intero intero del suo cuore. Ros. Parliamo ecc.».
  2. Segue nell’ed. Pap.: «Beatr. Non penserà già di farle fare la serva? Flor. Toccherà a me a regolarla... Ros. Via, son contentissima. Mio padre l’avete ancora veduto? ecc. a.
  3. Pap. aggiunge: subito.