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LA FIGLIA OBBEDIENTE 435

Arlecchino. (Porta le sedie a tutti. Quando porge la sedia ad Ottavio, Ottavio si spurga. Arlecchino, per paura dello sputo, parte.

Ottavio. (Guarda nel viso Rosaura, senza parlare.

Beatrice. Il signor Conte ha donate delle belle gioje alla signora Rosaura.

Pantalone. Un regalo da cavalier nobile e generoso, come el xe.

Ottavio. (Seguita a guardare Rosaura.

Rosaura. Signore, ho io qualche cosa di stravagante, che mi guarda sì fisso?

Ottavio. Mi piacete.

Beatrice. La signora Rosaura è una giovine veramente di merito; ha tutte le buone qualità, è bella, è graziosa...

Ottavio. Lo sappiamo anche noi.

Beatrice. Voglio dire...

Pantalone. Séntela, siora Beatrice? No bisogna intrar dove no se xe chiamadi.

Beatrice. (Avrei quasi piacere che Rosaura lo prendesse. È generoso, staremo allegri). (da sè)

Ottavio. Favoritemi della mano. (a Rosaura

Rosaura. Oh signore, perdoni...

Beatrice. Cara Rosaura, gradite le finezze del signor Conte.

Rosaura. (Povero Florindo! Beatrice non si ricorda di lui). (da sè

Pantalone. Via, deghe la man. Al novizzo xe lecito. No fe smorfie.

Rosaura. Sapete, signor padre, che io non sono avvezza.

Pantalone. Mia fia xe arlevada ben, sala, sior Conte? Via, deghe la man, che ve lo comando mi.

Rosaura. Per obbedire. (offre la mano al Conte, col guanto

Ottavio. (Osserva che ha il guanto. Ritira la mano, caccia un guanto di tasca, se lo mette, e poi dà la mano a Rosaura.

Beatrice. Amor passa il guanto.

Ottavio. (Osserva Beatrice, che non ha i guanti. Le dà l’altra mano senza il guanto, ed ella l’accetta.

Beatrice. Cinque e cinque dieci.

Pantalone. Amor non ha da far la fadiga de passar el guanto.