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LA FIGLIA OBBEDIENTE 455


Rosaura. Ma questo cuore, ch’io forse sarò costretta di concedere a Florindo, non mi consiglierà nè meno a vederlo, non che trattarlo.

Beatrice. Consolatevi, signor Florindo, che starete allegro. (con ironia

Florindo. Ah! Rosaura, voi mascherate la mia sventura.

Rosaura. Vi parlo col cuor sulle labbra.

Florindo. Voi date una soverchia estensione all’autorità del padre.

Rosaura. Sono avvezza a obbedirlo.

Florindo. Mi avete pure amato.

Rosaura. Sì, ed egli si compiacea ch’io vi amassi.

Beatrice. E adesso, perchè si mutò egli tutto ad un tratto, può pretendere che vi cangiate anche voi?

Florindo. Dice bene la signora Beatrice; se è uomo ragionevole, non vi vorrà costringere a sì duro passo.

Rosaura. Può darsi ch’ei lo conosca; che trovi il mezzo termine per disimpegnarsi. L’ho sentito io stessa dar degl’impulsi al Conte per lo scioglimento di sua parola.

Florindo. Speriamo dunque.

Rosaura. Speriamo.

Beatrice. Ma assicuriamoci intanto.

SCENA VI.

Pantalone e detti.

All’arrivo di Pantalone che li sorprende, tutti restano ammutoliti. Rosaura abbassa gli occhi; Florindo si cava il cappello, e rimane confuso; Beatrice va dimenando il capo; stanno qualche momento in tali atteggiamenti, senza parlare; finalmente Pantalone fissa gli occhi a Rosaura, e dice:

Pantalone. Andè via de qua.

Rosaura. (Si mortifica; e parte senza parlare, e senza mirar nessuno.

Beatrice. (Seguita a dimenare il capo.

Pantalone. Patroni, xe ora de disnar. (con cera brusca

Beatrice. Mio marito avrà pranzato.