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IL FEUDATARIO 51

Arlecchino. No xelo elo quello che regala?

Florindo. Se vuoi esser regalato, ti regalerò io.

Arlecchino. Ben; tanto me fa da un, come dall’alter.1

Florindo. Dimmi un poco. Ci sono belle donne in questo paese?

Arlecchino. Eh! cussì, cussì; ma no miga belle come le bergamasche.

Florindo. No? Perchè?

Arlecchino. Perchè ghe manca el gosso.

Florindo. Conosci tu una certa Olivetta?

Arlecchino. Sior sì.

Florindo. Una tal Giannina la conosci?

Arlecchino. Sior sì.

Florindo. E la bella Ghitta, sai chi sia?

Arlecchino. Sior sì.

Florindo. Sai dove stiano di casa?

Arlecchino. Oh! se lo so.

Florindo. Conducimi da esse.

Arlecchino. La favorissa. Per chi m’ala piado, Zelenza2?

Florindo. Che cosa vorresti dire?

Arlecchino. Mi, con so bona grazia, no batto l’azzalin3...

Florindo. Io sono4 il padrone di questo paese; quando comando, voglio essere obbedito. Ti fo onore, se ti ammetto alla mia confidenza. Voglio che tu mi guidi da queste donne, e se non lo farai, ti farò romper5 le braccia.

Arlecchino. Ma almanco6...

Florindo. Seguimi per tuo meglio. (parte)

Arlecchino. A Montefosco sto bocconcin de Marchese? Mi torno a Bergamo. (parte)

  1. Bett. e Pap. aggiungono: La favorissa.
  2. Bett. e Pap.: sior.
  3. Vuol dire: non faccio il mezzano. [nota originale]
  4. Bett. e Pap.: Pezzo d’asino, arrogante. Io sono ecc.
  5. Bett. e Pap.: ti romperò.
  6. Bett. e Pap.: Ma sior, almanco un per de paoli. Fior. Sei un temerario. Voglio che tu mi serva, e se avrò a riconoscerli, lo farò come e quando vorrò, parte. Arl. A Montefosco ecc.».