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IL FEUDATARIO 59

Cecco. Che cosa si crede il signor Marchese, che fra le rendite del suo Marchesato vi entrino anche le nostre donne?1 Se non avrà giudizio, averà che fare con questo schioppo. (parte)

SCENA XVIII.

Camerone primo della Comunità.

Nardo, Mengone, Pasqualotto e Margone in abito da campagna.

Nardo. Ah! Che cosa dite? Mi son portato bene?

Mengone. Benissimo.

Pasqualotto. Da par vostro.

Marcone. Avete parlato da maestro di casa.

Nardo. Bisognerà pensare a dargli qualche magnifico divertimento.

Mengone. Io direi che gli potremmo fare la caccia dell’orso.

Pasqualotto. È giovane, avrà paura. Piuttosto facciamo tirare il collo all’oca.

Marcone. Sì, a cavallo dei somari.

Nardo. E meglio poi la corsa nei sacchi.

Mengone. Non sarebbe meglio una festa da ballo?

Nardo. Bisognerà vedere, s’egli sa ballar alla nostra usanza.

Pasqualotto. Non sarebbe anche cattivo un giuoco di palla.2

Nardo. Basta, convocheremo la Comunità, e ci consiglieremo.

Mengone. Ecco Cecco.

Margone. Anch’egli dirà la sua.

SCENA XIX.

Cecco collo schioppo, e detti.

Nardo. Ma ve l’ho detto tante volte, che in Comunità non venghiate collo schioppetto.

Cecco. Oh, questo non lo lascio.

  1. Segue nelle edd. Bett. e Pap.: La mia schioppetta non falla. Mi parerà d’aver ammazzata una lepre.
  2. Segue nelle edd. Bett. e Pap.: «Marc. Meglio poi il trucco da terra. Pasq. Ovvero alle bocce [Pap.: pallottole]. Nardo. Basta, convocheremo ecc.».