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LA DONNA DI TESTA DEBOLE 145


buona speranza sulle sue nozze. Se me le rendo odioso correggendola, vi sarà qualcun altro che secondandola mi balzerà dal mio posto.

Gismondo. Oh, chi volete voi che si prenda la pena di lodarla in una cosa così cattiva?

Roberto. Voi colla vostra flemma potreste dirle la verità.

Gismondo. Io non ho poi certo impegno per lei; non vo’ prendere, come si suol dire, gatti a pelar per nessuno. (Preme anche a me la grazia di donna Violante). (da sè)

Roberto. Basta; se sarà mia moglie, la correggerò con un poco di autorità. Per ora io lascio correre.

Gismondo. (Spero che non sarà sua moglie, se valeranno le mie cautele). (da sè)

Roberto. Caro amico, aiutatemi.

Gismondo. Sì, lo farò volentieri. Ecco donna Violante.

Roberto. Date a me quella carta, (prende il foglio da don Gismondo)

SCENA IX.

Donna Violante e detti.

Violante. Scusatemi, signori, se vi ho fatto indiscretamente aspettare.

Roberto. No, madama, abbiamo impiegato il tempo benissimo, ammirando le belle produzioni del vostro spirito.

Violante. Compatitemi. Son principiante.

Roberto. Voi andate a gran passi per la strada dei letterati.

Violante. Troppo onore, signor don Roberto; e don Gismondo ha sofferto con bontà quel picciolo scherzo della mia musa?

Gismondo. Oh signora, io non posso decidere. Ma... per dirla... sono rimasto pieno di meraviglia. (con affettata umiltà)

Violante. Credete voi che col tempo potrò sperare di vedere impresso il mio nome?

Gismondo. Voi sarete un oggetto d’ammirazione e d’invidia.

Roberto. Ma, cara donna Violante, non sagrificate i più bei giorni alle lettere. Godete il mondo, finchè la bella età lo permette.