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190 ATTO TERZO


è la copia della sentenza uscita calda calda a judice pro tribunali sedente.

Violante. Dal giudice che sedeva sul tribunale: avete capito? (come sopra)

Pantalone. Donca la causa xe terminada. La sentenza xe dada.

Pirolino. Ergo la sentenza è data.

Pantalone. Ergo, chi l’ha vadagnada? (a don Pirolino)

Violante. Oh cieli! l’abbiamo noi guadagnata? (a don Pirolino)

Pirolino. Basta leggere la sentenza, e si saprà.

Pantalone. No l’avè letta? (a don Pirolino)

Pirolino. Io no. Nec oculus in carta, nec manus in arca.

Pantalone. Cossa alo dito mo adesso? (a donna Violante)

Violante. Ha detto benissimo. Guardate presto se abbiamo vinto. (a don Pirolino)

Pirolino. Signora zia, la causa è perduta.

Pantalone. L’avemo persa? Con che fondamento lo disela?

Violante. Don Pirolino, con qual fondamento lo dite voi?

Pirolino. Ecco qui le tremende parole: Domina Violante de Bisognosi partem adversam condemnando.

Pantalone. Cossa mo vorlo dir?

Violante. Non l’intendete? Io sono la condannata. (a Pantalone)

Pantalone. Pussibile che la sia cussì!

Pirolino. La mettereste in dubbio? Chi sono io? Un babbuino?

Pantalone. Ma par ancora impussibile. El dottor Balanzoni, che ne defende, ha sempre dito che gh’avemo rason; che el giudice l’intende in nostro favor. Ma sto no vegnir elo a portarme la niova della sentenza, me mette in qualche sospetto. Oe, gh’è nissun de là?

Servitore. La comandi.

Pantalone. Vardè mo se fusse a casa el sior dottor Balanzoni; diseghe ch’el favorissa de vegnir da mi, se el pol, o che el m’aspetta, che vegnirò mi da elo.

Servitore. L’ho veduto poco fa dalla finestra entrare nel di lui studio.

Pantalone. Andè donca, e diseghe quel che v’ho dito.