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Argentina. Oh via, signori, andiamo, che l’ora è tarda.
Zamaria. Oh, vu sè qua colla vostra furia: bru, bru, bru, bru; no voggio che parlè tanto in pressa.a
Argentina. Quando recito, fo il mio dovere. Ora voglio parlare come mi piace.
Zamaria. Poverazza! sè tutta fogo.
Argentina.b Sì, che farò come voi! tutta flemma. (con caricatura)
Zamaria. Vardè che, se no gh’averè giudizio, ve farò bu bu.c
Argentina. Eh già; sarete anche voi uno di quelli che si dilettano di far queste buone grazie. Una cosa mi consola, che se due o tre fanno bu, ve ne sono cento che a quelli gridano: Zitto, baroni.
Zamaria. Oh siora spuzzetta! vardeve ben... Basta, no digo gnente.
Argentina. Eh già, m’imagino che cosa vorrete dire. Noi faremo il nostro dovere. Chi può s’ingegni, e l’universale farà giustizia.1
Zamaria. No la se scalda el figàd, patrona: che doman de mattina no saremo tanti. Parlerò con vu, che gh’ave più giudizio.
Flaminia. Ha da favorire anche di me qualche critica? Si sfoghi.
Zamaria. No, fia, de vu no posso dir mal anca che volesse. Gh’ho un certo impegno per vu, che no posso dir gnente.e
Flaminia. Per altro, se non fosse quest’impegno?...
Zamaria. Diseme, gh’aveu commedie nove?
Flaminia. Ne dimandi agli uomini. Io non parlo.
Zamaria. Cari fioi, no prencipiè colle vostre antigagie. (ad Ottavio)
Ottavio. Noi principieremo con una commedia nuova di carattere, di quella mano medesima che è stata compatita per cinque anni. Otto ne avremo, e forse più, dell’autore medesimo, ma la stagione è lunga: otto o dieci commedie, ancorchè fossero fortunate, non ponno supplire al corso delle nostre recite.
- ↑ Intende ch’egli voglia suscitare partito.