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LA DONNA DI TESTA DEBOLE 199

Argentina. Non lo sapete che don Fausto è del miglior cuore del mondo?

Violante. Vi è altro nella lettera?

Argentina. Vi sono delle altre righe; ma qui vi è una parola coperta da una goccia di sangue. Osservate.

Violante. No, non la voglio vedere.

Argentina. Nè men io certamente.

Violante. Finisci di leggere.

Argentina. Non v’è dubbio. Or ora mi mancano le gambe sotto.

Violante. Orsù, abbiamo inteso tanto che basta.

Argentina. Sento gente. (parte)

SCENA XII.

Donna Violante, donna Elvira e donna Aurelia.

Aurelia. Donna Violante, siete visibile?

Violante. Son qui, avete nulla da comandarmi?

Aurelia. Mi dispiace che abbiate perduta la vostra causa.

Violante. Avete sentito dire ch’io l’abbia perduta?

Aurelia. Sì, l’ho sentito dire con mio sommo rincrescimento.

Violante. (Ah, sarà pur troppo la verità). (da sè)

Aurelia. Ma voi siete superiore ai colpi della fortuna. Il vostro spirito non si lascia abbattere dalle disgrazie.

Violante. No certamente, non mi lascio abbattere; sono ancora la medesima. Semper idem.

SCENA XIII.

Don Roberto, don Gismondo e dette.

Roberto. Signora donna Violante, col più sincero sentimento del cuore vi attesto il mio rincrescimento per la vostra lite perduta.

Gismondo. Anch’io ne provo un dolore estremo, signora.

Violante. Tutto Napoli dunque è informato di tal giudizio! Ma niente. Se ho perduta la causa, non ho perduto lo spirito. Il denaro è un dono della fortuna, il talento è un bene ch’è tutto nostro. Voglio che non ostante ci divertiamo; che fac-