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LA CAMERIERA BRILLANTE 277

Pantalone. Sentimo cossa che la vol. (a Brighella)

Brighella. Subito la fazzo vegnir. (Goderemo sta seconda scena). (da sè, e parte)

Ottavio. Colla gente rustica non ci so trattare.

SCENA XXII.

Argentina vestita da contadina, e detti. Poi Traccagnino in abito da villano.

Argentina. Patroni, bondì sioria1.

Pantalone. Cossa fastu, mattazza?

Argentina. I m’ha dito che sè da nozze. Son vegnua a consolarme.

Pantalone. Oh che cara Arzentina!...

Argentina. Mi no son Arzentina. Son Momoletta da Chirignago, fia de missier Stropolo da Musestre e donna Rosega da Mogian2.

Florindo. Oh, quanto spicca più una donna in quell’abito!

Ottavio. Se prima sembravi un sole, ora tu mi sembri una larva. (ad Argentina)

Argentina. Caro sior larva e l’arve3. Mi no parlo con vu. Son qua per sior Fiorindo; voggio parlar con elo.

Florindo. Sentite? è venuta per me. Le contadine vengono per me, e le stimo assai più delle vostre madame.

Pantalone. (Custìa xe un gran spiritazzo; la parla venezian come se la fusse nata a Venezia. Xe assae per una forestiera).

Argentina. Ve voleu maridar? (a Fiorindo)

Florindo. Può essere che mi mariti.

Argentina. Co sta putta nevvero? (accenna Clarice)

Florindo. Non so; potrebbe darsi.

Clarice. Credo di sì per altro.

  1. Saluto basso e triviale, dice Goldoni: v. vol. II, p. 97, n. a.
  2. Chirignago, Musestre e Mogliano, paesi poco lontani da Mestre.
  3. Probabilmente larve. Bisticcio che non si capisce bene.