Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, X.djvu/295

Da Wikisource.

LA CAMERIERA BRILLANTE 287

Traccagnino. Nobele udienza, songo qua benuto.

Songo benuto, nobele udienza.
Nobele udienza, songo qua benuto.

Brighella. L’avè dito tre volte.

Traccagnino. Mi son de quei che replica senza che i sbatta le man.

Brighella. Andemo avanti, sior Cuviello salvadego.

Traccagnino. Chissà commedia, che mo mo faremo,

È una commedia che ha principio e fine,
Perchè s’auza la tenda, e poi se cala.
Bederete due donne ’nnamorate
Che se vonno incerar...

Brighella. No incerar: inzorar, che vuol dir maridarse. Vedeu? co no s’intende, se dise dei spropositi.

Traccagnino. E pur qualchedun riderà a sentir a dir incerar.

Brighella. Via, tiremo de lungo.

Traccagnino. Li ’nnamorati

Hanno el schittolo...

Brighella. No schittolo: schitto, che vuol dir solo.

Traccagnino. Hanno schitto allo gnore favellato;

Ma chisso marevolo dello patre
No le bole inzorà. Venga lo cancaro.
M’hanno frusciato a me. Songo chi songo:
Songo lo Capetano Cacafuoco.
Chissà figura mia grande e terribile,
Chissà spata che taglia come un fulmene,
Tutto lo munno farà andar in cenere.
Canno lo patre non vorrà... etecetera.

Brighella. Cossa gh’intra mo sto etecetera?

Traccagnino. Chisso della commedia è l’argomento.

Aggio finito, me ne vado via,
E schiaffo no saluto a bossoria. (parte)