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IL FILOSOFO INGLESE 317
Vi è chi di lor si burla, chi mormora e sospetta;

Vi è chi dei studi loro qualche bel frutto aspetta.
Ma vi è chi li difende; chi dice che contenti
Passano il loro tempo coi libri e gli argomenti.
Gioacchino. So che madama Saixon, di lei minor sorella,
Si burla della tresca di questa vedovella.
Abitan qua di sopra, come tu sai. Sovente
Su questa loggia loro l’una e l’altra si sente.
La Saixon viene spesso anche in bottega nostra.
Di spirito vivace suol far pomposa mostra:
Diverte chi l’ascolta talor con qualche sale;
Ma tutti i suoi discorsi finiscono in dir male.
Birone. E suo marito il soffre?
Gioacchino.   Saixon è un negoziante,
Che più della consorte apprezza il suo contante.
Un buon marito, un uomo che di lei non sospetta;
Se in casa non la trova, senza gridar l’aspetta.
E quando la signora ritorna accompagnata,
Non chiede, con prudenza, dove e con chi sia stata.
Birone. Suol la Brindè nutrire altri costumi in seno:
È saggia, è regolata; per quel che pare almeno.
Gioacchino. Vien gente.
Birone.   Separiamci.
Gioacchino.   Addio.
Birone.   Buon dì, Gioacchino.
Del caffè ti ringrazio.
Gioacchino. Ed io del libriccino.
(ambi si ritirano nelle loro botteghe)

SCENA II.

Jacobbe Monduill e Milord Wambert dalla parte del libraio.

Milord. Non mi adulate, amico, parlatemi sincero.

Jacobbe. Signor, più della vita amo l’onesto e il vero.
Consiglio mi chiedete? Parlo da vero amico;
Quel che nel cuore i’ sento, anche col labbro io dico.