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318 ATTO PRIMO
Sprezzar le oneste nozze niuna ragione insegna,

Quando la scelta sposa non sia d’amore indegna.
Il filosofo greco nozze ricorda eguali
Non d’età o di ricchezza, ma di virtù e natali.
Milord. Vi confidai la brama che ho di legarmi in petto,
Ora delle mie fiamme vi svelerò l’oggetto.
Su la mia scelta istessa bramo da voi consiglio:
Chiedolo, come al padre lo chiederebbe il figlio.
Jacobbe. Sia con paterno zelo, sia con servile ardore,
Risponderò ad un figlio, parlerò ad un signore.
Milord. Quella che il seno mio ferì coi lumi suoi
Madama è di Brindè.
Jacobbe.   Signor, non è per voi.
Milord. Se ugual non è di sangue?
Jacobbe.   Vil non è nata almeno.
Milord. Saggia non è? discreta?
Jacobbe.   Pien di virtude ha il seno.
Milord. Di ricchezza non curo.
Jacobbe.   Nè la ricchezza è quella
Che deggia prevaler.
Milord.   Non vi par vaga?
Jacobbe.   È bella.
Milord. Dunque se per lei sola mi arde d’Amore il nume,
Qual ragion vi si oppone?
Jacobbe.   Il genio ed il costume.
Milord. Spiegatevi.
Jacobbe.   Milord, soglio agli amici in faccia
Dir con rispetto il vero, ancor quando dispiaccia.
Di genio e di costume tal donna è a voi distante,
Ma la distanza in quella non conosce un amante.
Milord. Non vi capisco ancora.
Jacobbe.   Mi spiegherò. Tal foco
Quant’è che vi arde in seno?
Milord.   Saran due mesi.
Jacobbe.   È poco.