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338 ATTO SECONDO
Bisogno ha di riforma, di regola e di freno.

Noi fatichiam per questo, noi sparsi abbiam sudori,
Del lusso e delle mode noi siam riformatori.
Costui col nome falso di Filosofo Inglese,
Corrompe il buon costume, precipita il paese:
L’empio che il nome usurpa fra noi di Spettatore,
Jacobbe è Monduill filosofo impostore.
Milord. Dunque colui...
Panich.   Ti accheta. Tocca parlare a me.
L’autor di questi fogli ora si sa chi è.
Tra le altre cose indegne, per suscitar litigi,
Accenna che son belle le scarpe di Parigi.
Le donne che aman sempre le cose forestiere,
Andranno anche le scarpe in Francia a provvedere;
E poscia, dalle piante passando agli altri arnesi,
Le donne d’Inghilterra saran tutte francesi.
Milord. Amici, se le mode, se il lusso detestate,
Se amate il ben comune, se gli usi riformate,
Perchè da voi medesmi ricchi lavor si fanno,
Che recano dispendio, e apportano del danno?
Voi coll’argento e l’oro vi guadagnate il pane;
(ad Emanuele)
Voi nel formar le scarpe studiate mode strane.
(a Panich)
Dunque dannoso è il lusso, saggi prudenti eroi,
Sol quando i compratori non spendono da voi!
Emanuel. Questa ragion non vale: io sudo e mi affatico
In un metal di cui sono mortal nemico.
Panich. A forza e per dispetto faccio le scarpe all’uso;
Detesto e maledico dei stolidi l’abuso;
Se in pratica tornasse la grossa scarpa antica,
Maggior sarebbe il lucro, minore la fatica.
Milord. Dunque...
Emanuel.   Rispondi a me. Hai tu amicizia in Corte?
Milord. A me, quando vi giungo, non chiudonsi le porte.