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IL FILOSOFO INGLESE 355
Di un uomo esser non possa la tresca indifferente;

Che non si possa mai trattar col debil sesso,
Senza smarrire il cuore e l’intelletto istesso.
Jacobbe. Voi v’ingannate, amico; la provida morale
Dell’uomo e della donna non parla in generale.
Si trattano i congiunti, si trattano gli amici,
Dell’uno e l’altro sesso si tolleran gli uffici.
La donna è qual noi siamo d’alta virtù capace.
Emanuel. È sempre perigliosa la donna quando piace.
Jacobbe. Sì, quando piace in lei la grazia, il brio, l’aspetto;
Non quando in lei si ammira lo spirto e l’intelletto.
Emanuel. Che spirto, che intelletto? È stolto chi lo crede;
Il bello della donna è quello che si vede.
Jacobbe. Stolto è colui che parla di donna in guisa tale;
L’origine di lei è della nostra eguale.
Lo spirito è lo stesso, son simili le spoglie,
La macchina diversa diverse fa le voglie;
Ma in ogni mente umana comanda la ragione,
Diretta dal costume e dalla educazione.
Dell’organo ciascuno armoniche ha le corde:
Quella che più si tocca, risponde più concorde;
E se taluna ottusa al tasto non risuona,
L’altra ch’è tesa, acuta vibra i suoi colpi e suona.
Se fra le donne hai visto donna al garrir portata,
Fia dall’esempio indotta, o male organizzata.
La corda dissonante dell’organo si tocca,
Ed esce strepitoso il suono per la bocca.
Se del piacer la vedi in traccia oltre al dovere,
Nell’organo tintilla la corda del piacere;
E il molle suon che rende, par che i sospiri scocchi,
Quando ragion non regga la mente degli sciocchi.
L’una dell’altra donna più pensa, e più ragiona;
Ma in genere la donna non è che cosa buona.
Emanuel. Ed io sostengo e dico, e se lo vuoi, lo scrivo:
La donna fra i viventi è un animal cattivo.